La storia di Angela

Angela Casalese

23 Gennaio 2016 ore 08:30… Aspetto il mio turno nella sala di attesa di endoscopia digestiva.

Sono qui per una colonscopia consigliatami dopo un episodio di rettorragia la sera di capodanno. Un’indagine da fare – ma senza panico – mi era stato detto, sicuramente riconducibile a un disturbo emorroidario, in fondo ero già stata operata in passato per questo e poi non avevo sintomi importanti. Le mie analisi erano buone. Avevo solo un po’ di stanchezza da alcuni mesi e prima di recarmi alla visita dallo specialista avevo avuto dei crampi addominali… forse li avevo sottovalutati!

Quando l’infermiera mi ha chiamata per l’esame non ero nervosa né tantomeno agitata, ero fiduciosa.

Una volta dentro, mi hanno posto le solite domande di rito e soprattutto la motivazione dell’esame: se avevo casi in famiglia legati a problemi dell’apparato gastrointestinale, routine insomma, no panic!

Stesa sul lettino, mi auguravo di finire al più presto e di tornare a casa per andare in palestra. L’infermiera mi ha dato la mano, mi ha detto di tenerla stretta: non mi avrebbero fatto male, mi sarei assopita a breve e sarebbe andato tutto bene… l’ultima cosa che ricordo è il sospiro del medico qualche minuto dopo aver iniziato l’esame, poi il buio.

Mia cugina mi ha svegliata con un colpetto sulla spalla: “tutto fatto”, mi ha detto, ma i suoi occhi erano lucidi, anche se sorrideva. Non ci ho messo molto a capire.

L’esame aveva rivelato una neoformazione del retto. Non ho reagito, non ho pianto, ero ancora stordita. Ho avuto la fortuna di avere, lo stesso giorno, un appuntamento con un chirurgo specializzato nel trattare “casi come il mio”.

Il pomeriggio sono entrata nello studio dello specialista che mi ha presa in cura. Mi ha messo a mio agio, abbiamo parlato un po’ prima che mi visitasse, mi ha chiesto se avessi casi in famiglia legati a questa patologia, risposi di sì, mia madre – LI AVEVA mia madre.

Mi visita, adesso sono agitata… appena finito, pronuncia queste testuali parole impresse nella mia mente come un marchio indelebile: “dunque Angela, chiamiamolo con il suo nome, Lei ha un CANCRO”.

Non sentivo più nulla… solo allora ho pianto, solo allora. Ho stretto la mano a mio padre, a mia cugina che erano con me e, dopo un attimo di smarrimento, ho sentito l’adrenalina salirmi dentro. Ho detto: IO NON VOGLIO MORIRE, IO VOGLIO SCONFIGGERLO! Nello specifico, qualche giorno dopo, il mio esame istologico citava: “Adenocarcinoma infiltrante”.

Un mostro silente, che ti attacca senza dare segni tangibili. Era cresciuto dentro di me senza che ne avessi il benché minimo sospetto.

Ho sempre fatto sport, alimentazione bilanciata, essendo ipocondriaca facevo esami di ogni genere; tutti, tranne quello più importante – vista, nel mio caso, la componente genetica – : la colonscopia.

Per paura, non l’avevo mai fatta… per paura… la paura di avere paura.

Da quel momento, ho iniziato tutto il percorso per vincere la battaglia: radio-chemio, intervento, ileostomia, ancora chemio, successiva ricanalizzazione… incidenti di percorso e qualche intervento in più!

Non è stato facile, certo, ma sono qui, SONO VIVA! Vincere il CANCRO si può, non ci si deve arrendere MAI!

Mi torna spesso alla mente la massima che soleva ripetere il mio professore del liceo: “… la forza dei forti è traversare le traversie con animo forte! Sursum corda!”

Fin qui è stata un’esperienza tra me e me: con EuropaColon, è diventata un’esperienza tra me e gli altri. La malattia è diventata strumento di comunicazione, di relazione un po’ come darsi la mano in un ideale girotondo.

La paura è diventata un mezzo per mettermi in continuità con gli altri pazienti, membri dell’Associazione: non pesa più solo sulle mie spalle, la posso vincere aiutandomi e aiutando gli altri a superare la barriera dell’isolamento, della solitudine che spesso accompagna questa patologia vissuta come un tabù, qualcosa che imbarazza, “un male sporco!”.

Sono un’insegnante e credo profondamente che la prevenzione, l’informazione e la sensibilizzazione nei confronti di questa malattia siano di fondamentale importanza per le nuove generazioni.

L’impegno di EuropaColon nel diffondere un messaggio positivo attraverso attività e campagne di informazione nelle scuole e sul territorio – nonché iniziative pubbliche riguardanti stili di vita, alimentazione e prevenzione – è di fondamentale importanza per aprire una finestra nella stanza fin troppo chiusa della malattia.

Una canzone di Giorgio Gaber diceva: “la libertà è partecipazione”. Con EuropaColon ho imparato che anche “la salute è partecipazione” intesa come prevenzione, divulgazione, condivisione.

Grata…
Angela

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